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RECENSIONI - Inception

Recensione di Stefano Achilli

Modesto Christopher Nolan quando si definisce un regista di blockbuster. Lo è indubbiamente, ma è forse l'unico regista vivente ad essere al contempo anche un grande autore. Se Il Cavaliere Oscuro era la prova, Inception ne è la conferma.

Con Memento, Nolan ci raccontò la fallibilità della memoria e la tendenza umana alla ricostruzione delle "parti mancanti" al fine di motivare le proprie azioni e le proprie convinzioni. In un certo senso, Inception riparte da qui: l'innesto di un'idea ed il suo potenziale devastante. Ma se Leonard era privo di memoria e faceva di queste convinzioni costruite la propria guida, qui Dom Cobb (un sempre bravissimo DiCaprio) è schiavo di ricordi che rischiano di strapparlo dalla realtà, seppur sia in grado di penetrare nella mente altrui per manipolarne le idee.

Inception è uno straordinario viaggio all'interno del subconscio, in cui la condizione stessa di realtà è costantemente messa in dubbio e molto è lasciato, con grande intelligenza, alla nostra interpretazione.

Numerose sono le tematiche (ricorrenti nella filmografia di Nolan) messe in gioco. Dal confronto con i propri fantasmi alla messa in discussione delle proprie convinzioni. Dall'interrogazione sulla moralità e sui possibili risvolti del convincere altri o se stessi di un'idea specifica (e soprattutto che questa idea sia propria), all'inganno come verità migliore.

Aldilà dei corposi contenuti, il film è costruito in maniera impeccabile. Ogni sequenza d'azione è funzionale ad una narrazione serratissima. Nel costruire tensione, in particolare, Nolan è un maestro nonostante la sua giovane età. L'uso egregio del fuori campo, già esibito ampiamente nei suoi precedenti lavori, qui acquista, letteralmente (dato il soggetto) una nuova dimensione. Il montaggio sonoro infine è semplicemente superlativo, senza scordare una menzione al cast eccellente.

Purtroppo le perfezione tecnica non comporta solo vantaggi. La sensazione è che l'enorme potenziale riflessivo sia stato in parte sacrificato al ritmo. Che dire? Forse davvero non si può avere tutto, eppure l'ultimo Batman ci era andato davvero vicino.

In conclusione, Inception è un'opera davvero notevole da guardare e riguardare per apprezzare appieno, anche se Il Cavaliere Oscuro resta probabilmente imbattuto.

Voto: 9

RECENSIONI - The American

Recensione di Stefano Achilli

Senza indugi, diciamolo subito: The American non è bello. Qualcuno disse che per fare un film serve innanzitutto una storia da raccontare. Si potrebbe essere più generici: basterebbe avere qualcosa da dire. Purtroppo, ciò è esattamente quello che manca qui. Il film di Anton Corbijn lamenta una sceneggiatura davvero debole. Pur sorvolando su personaggi inutili e terribilmente sviluppati (il prete) e situazioni poco credibili, quel che principalmente si avverte è l'assenza di contenuto, di un motivo di interesse. Il film scorre a ritmo lento, vuole giocare al noir psicologico, ma in più du un'ora e mezza riesce a raccontarci solo della vita senza pace che un killer è costretto a vivere. Ansia e paranoia sono palpabili, riconosciamo al regista i suoi meriti, ma sul piano del dialogo tutto si apre e chiude con una battuta (la più riuscita dell'intero plot): "Lei non può dubitare dell'esistenza dell'inferno; lei ci vive". Troppo poco, l'azione è sacrificata ad un'introspezione che in realtà non esiste, il risultato è noia.

Un film sostanzialmente inutile, che non sprofonda nell'insufficienza grave per la sola qualità formale. Suggestiva e poetica la regia di Corbijn, molto belle le musiche e notevole George Clooney in vesti che ormai non gli sono nuove.



Voto: 5

PENSIERI - Leggeri

Leggeri come falchi per vivere meglio

di Mauro Corona alpinista e scrittore


Nella mia vita ho avuto spesso a che fare con il vuoto, con le arrampicate, e lì è un bel guaio non essere leggeri. In montagna la leggerezza è farsi sostenere dalle correnti, come i falchi e le poiane, senza battere le ali, senza sprecare forze. Nella vita è lo stesso: quando si è leggeri, ogni corrente, ogni minima soddisfazione ci sosterrà in aria, ci terrà allegri.
Per raggiungere una leggerezza nei comportamenti e nell'umore occorre ottenerla anche fisicamente. Bisogna essere ascetici. Non prendersi troppo sul serio, essere leggeri nelle esigenze personali, non prendersela troppo quando qualcuno sbaglia una parola nei nostri confronti. Ricordando sempre che leggerezza nel comportamento non significa prendere la vita poco seriamente o vivere con la testa tra le nuvole. Significa donarci, donare agli altri. Significa di scrollarci di dosso la pesantezza, la serietà ed essere generosi, tolleranti, saper ridere e tentare di perdonare. Attribuire la pesantezza alla società moderna è un pretesto, mentre ogni individuo dovrebbe essere leggero nelle proprie vanità, nel proprio orgoglio, nelle proprie pretese. Per dire: facciamo un libro, crediamo che sia un capolavoro e vorremmo un premio. Invece bisognerebbe saper dire «ho fatto una cosa, se va, bene, altrimenti pazienza. Essere leggeri non significa essere sciocchi, ma lasciar correre l'acqua sopra di sé, come le pietre nel torrente, senza opporsi, brontolare e mugugnare sempre. In amore essere leggeri significa evitare controllo, gelosie, egocentrismo e possesso. L'amore è donazione, è silenzio. E il silenzio è leggerezza.
Leggerezza è saper accettare anche la sfortuna, senza precipitare nel tragicismo. Ma questo dipende dal l'educazione che si riceve: un bambino che cresce in una famiglia dove ogni problema diventa una tragedia, e dove si pretende sempre di più di ciò che si ha o si raggiunge, è inevitabile che presto vorrà andarsene o diventerà un adulto pesante, greve. Quindi la leggerezza va insegnata sin da piccoli, anzi: dovrebbe essere insegnata nelle scuole! Ma anche da adulti si può imparare: basterebbe fermarsi e ragionare un po'. Dialogare con il prossimo, non ritenersi indispensabili o migliori degli altri. Leggerezza è vivere, agire, tentare. Leggerezza è fatica: sembra un paradosso, ma dopo un'arrampicata, dopo una corsa, perdendo qualche chilo, viene voglia di essere più allegri, viene appetito, si dorme meglio.
Leggerezza è sobrietà negli oggetti di cui ci circondiamo, anche nelle nostre case, che invece sono piene di orpelli, di marchingegni a motore... e noi stessi diventiamo oggetti in funzione degli oggetti che dobbiamo controllare, guidare, riparare.
Leggerezza è generosità, tolleranza, disincanto. È sapersi trattenere dal suonare il clacson quando l'auto davanti a noi resta ferma qualche secondo dopo che è scattato il verde. Non assecondare e cadere nella trappola della pesantezza. Fare qualcosa per gli altri, ma senza aspettarci gratitutine o riconoscenza, perché questi sono sentimenti che si sciolgono come neve al sole. E infine, saper riconoscere le cose belle che abbiamo a portata di mano. per esempio: le montagne qui a Erto sono bellissime. Ma molti personaggi della politica e dello spettacolo preferiscono andare a Cortina o Courmayeur. Sono vittime della pesantezza della visibilità e dei luoghi comuni che fanno tendenza.
Impariamo a essere leggeri: è fondamentale per vivere meglio.

RECENSIONI - In Bruges - la coscienza dell'assassino

Ray e Ken, due killer di professione, giungono a Bruges nel Belgio. Li ha inviati lì il loro boss Harry dopo che un omicidio non è andato nel modo programmato. Ora i due debbono attendere disposizioni in una città che loro, irlandesi, non avevano mai visitato e che Ray disprezza. Mentre Ken, non solo per ingannare il tempo dell'attesa, decide di girare per le sue strade e ammirare le opere d'arte che musei e chiese racchiudono, Ray si chiude in una sorta di resistenza passiva. Ma sarà Chloe, una ragazza incontrata per caso e che ha qualche angolo oscuro nella sua vita, che farà uscire il giovane irlandese dalla sua indifferenza mettendolo in contatto con un mondo sconosciuto che non può però far velo a un'attesa che implica comunque la morte di qualcuno.
Martin McDonagh, molto noto in Gran Bretagna e Irlanda per le sue opere teatrali, ha ottenuto nel 2006 l'Oscar per il miglior cortometraggio ed ora si presenta a un più vasto pubblico con questa sua opera prima che merita una particolare attenzione.A McDonagh riesce un'impresa quasi impossibile: realizzare un film con pochissima azione senza perdere di tensione per un attimo e riuscendo a inserire attorno ai tre protagonisti numerosi personaggi secondari ma non per questo meno 'necessari' alla vicenda.

Credo che dopo la visione di questo film chiunque vorrebbe andare a visitare la citta' che da' il nome alla pellicola.si perche' Bruges diventa l'elemento cardine del film, e' molto piu' di una semplice ambientazione tanto che se fosse stato girato in un altra citta' il risultato sarebbe stato di gran lunga inferiore,alla fine si ha quasi la sensazione di esserci passati li'dalle famose "alcove".

Un film come pochi, intelligente, triste, grottesco, astuto, che al lato comico affianca quello più drammatico, riuscendo a passare da uno all’altro con estrema naturalezza e (unito alla bravura degli attori) crea una perfetta unione di poesia, leggerezza e crudezza.

Un parola va spesa, secondo me, per il lato drammatico, dove emerge la coscienza dilaniata dell'assassino, che dopo aver ucciso un bambino, è pieno di rimorsi, pentimenti e si interroga sulle conseguenze dei suoi errori, arrivando persino all'idea di uccidersi. In questo film il regista ha voluto umanizzare i "cattivi", sottolineando il fatto che il lato buono e il lato cattivo sono in ognuno di noi, e talvolta i confini tra i due si mescolano. Poi c'è il tema della redenzione, il protagonista è ossessionato dalle immagini dell'Apocalisse, e si chiede come e se verrà giudicato per le sue azioni. Secondo me in questo film i killers sono stati umanizzati in un modo originale, come originale è anche l'ambientazione nella fantastica Bruges (o cesso di Bruges, dipende dalle opinioni).

Un film da vedere, che ha il grande pregio di aver dipinto la storia in maniera quasi "teatrale" grazie all'atmosfera gotica e della cittadina belga e a i suoi abitanti.

PROPOSTE - a Teatro a Settembre

ecco le nostre proposte teatrali per il mese di settembre:

concerto:

CONCERTO IN QUINTETTO
Presso PALASHARP
Via Sant’Elia, 33 - Milano
Tel: 02 33400551
Email: info@mazdapalace.it
Il 04/09/2010

SCONCERTO
Presso PICCOLO TEATRO TEATRO STREHLER
Largo Greppi - Milano
Tel: 02 72.333.222
Email: info@piccoloteatro.org
Sito Web: www.piccoloteatro.org
Il 19/09/2010

Danza/balletto:

SERATA FORSYTHE
Presso ALLA SCALA
Piazza della Scala - Milano
Tel: 02 72003744
Email: marketing@teatroallascala.org
Sito Web: www.teatroallascala.org
Dal 06/09/2010
Al 23/09/2010

Drammatico:

LE NOTTI BIANCHE
Presso LIBERO
Via Savona,10 - Milano
Tel: 02-8323126
Fax: 02-8323264
Email: segreteria@teatrolibero.it
Sito Web: www.teatrolibero.it
Dal 29/09/2010
Al 17/10/2010

Festival/rassegna:

CHEVAL
Presso OUT OFF
Via MacMahon, 16 - Milano
Tel: 02 34532140
Fax: 02. 34532105
Email: info@teatrooutoff.it
Sito Web: www.teatrooutoff.it
Dal 19/09/2010
Al 20/09/2010

Musicale:

ATTENTI A QUEI DUE
Presso PALASHARP
Via Sant?Elia, 33 - Milano
Tel: 02 33400551
Email: info@mazdapalace.it
Il 13/09/2010

Opera:

L'OCCASIONE FA IL LADRO
Presso ALLA SCALA
Piazza della Scala - Milano
Tel: 02 72003744
Email: marketing@teatroallascala.org
Sito Web: www.teatroallascala.org
Dal 18/09/2010
Al 07/10/2010

Teatro sperimentale:

SLAVA'S SNOWSHOW
Presso PICCOLO TEATRO TEATRO STREHLER
Largo Greppi - Milano
Tel: 02 72.333.222
Email: info@piccoloteatro.org
Sito Web: www.piccoloteatro.org
Dal 28/09/2010
Al 17/10/2010

Teatrodanza:

QUATTRO
Presso CENTRO CIVICO SANDRO PERTINI
via Bologna 38 – Bresso
Tel: non disponibile
Il 17/09/2010

Non solo teatro:

CROSS ROADS
Presso COLONNE DI SAN LORENZO
Corso di Porta Ticinese - Milano
Tel: non disponibile
Dal 01/09/2010
Al 10/09/2010